UOVO ENCICLOPEDICO

 VIAGGIO DENTRO E FUORI QUESTO  PICCOLO GRANDE TESORO PIENO DI MISTERO

IL PERCHE' DI UN'IDEA

Ancora prima di laurearmi in Veterinaria presso l'U'niversità Statale di Perugia (110 e lode), nel  lontano 1957, l'uovo mi aveva sempre  attratto ed affascinato. Da bambino, finita la scuola ci trasferivamo dalla città di Arezzo a Cà di Mari, nella vicina campagna di San Cornelio, ricca di viti e di olivi, ma anche di tanta storia per essere stata la collina dove gli etruschi avevano costruito l'acropoli della città, una delle più importanti lucumonie della Lega dei 12 popoli.

Ritrovarmi, dopo l'inverno, in mezzo alla natura di una delle parti più belle della Toscana, sentire il canto degli uccelli mescolato al frinire  delle cicale, correre scalzo nei campi, cantare, urlare, mangiare la frutta direttamente dalle piante senza lavarla era un rimescolarsi di sensazioni e di emozioni, una più piacevole dell'altra, e che avevano tutte un comune denominatore vivere in libertà. E poi c'erano i galli dei contadini che cantavano sempre, mica solo al mattino, ma era il coccodare delle galline che annunciavano di aver fatto l'uovo, quello che più mi elettrizzava.

Correvo nel pollaio a prendere il cocco ancora caldo, era, ed è ancora, una sensazione impossibile a descrivere. L'uovo occupava tutta la mia mano, sembrava molto più pesante dei suoi 65-67 grammi, percepivo la sua pienezza ed il significato di quel piccolo scrigno di vita, sia per il fatto che da quell'uovo sarebbe potuto nascere un pulcino, ma soprattutto perchè percepivo l'energia vitale in esso contenuto. Ancor oggi stringere un uovo mi provoca questa emozione.

 Il mio incantesimo veniva interrotto dalle urla della Camilla, detta Milla, la vedova del nostro capoccia, che temeva potessi  rompere le uova e spaventare le galline, distraendole dal loro lavoro. Cosa impossibile per il feeling che avevo con loro e, incredibile a dirsi, non ho mai rotto un uovo.

Da mio nonno, il Cavaliere del Regno Gianni Elizio, ho imparato tutto quello che un bambino doveva sapere sulle uova e dell'importanza che rappresentavano nell'economia rurale di allora. Gli animali di bassa corte, nel rapporto di mezzadria, appartenevano al mezzadro, il padrone ne poteva disporre solo di una piccola parte, concordata di anno in anno in base alle regole, ma soprattutto dal buon senso e dai buoni rapporti che ci legavano con i contadini, mia madre in questo era una vera maestra, di nome e di fatto. La vendita dei polli, delle uova, dei tacchini, oche e conigli era la miglior fonte economica per fare il corredo alle figlie e pagare le spese di nozze, anche dei figli maschi, un piccolo salvadanaio in tutti i sensi.


  Mura etrusche, Acropoli e il Teatro

  Collina di San Cornelio

Sicuramente, anche questo contribuiva ad aumentare in me il senso di rispetto per le galline, quali parte integrante dell'economia dei contadini. A questo si aggiungeva il rito che tutte le sere per tutto l'anno, salvo l'eccezione delle grandi festività, il nonno compiva a cena. Un uovo, fresco di giornata, era il suo pasto assieme ad una tazza di latte e caffè d'orzo fumante. La donna gli portava il latte e  l'uovo, ben pulito, posto sul portauovo d'argento, naturalmente blasonato, accanto, nel piattino firmato Ginori, un grosso spillone, anch'esso d'argento. Il nonno si faceva il segno della croce, ringraziava con un Gloria il Signore e prendeva l'uovo con la sinistra, a piena mano, lo scuoteva vicino all'orecchio, scrutava il guscio che doveva essere pulitissimo e senza incrinature, quindi afferrato lo spillone faceva un forellino ai due poli e lentamente, come un sacerdote all'altare con il calice, ne beveva il contenuto. Una passata col tovagliolo ai baffoni, sempre ben curati, concludeva la consumazione. La tazza di latte, considerata più una bevanda che un alimento,  veniva bevuta  a piccoli sorsi, in un secondo tempo, fra una chiacchiera e l'altra.

Ancor oggi rivedo a capotavola, questa figura di vecchio aristocratico, sempre, estate ed inverno,  in giacca e camicia col colletto inamidato con ai lati mio padre e mia madre e noi bambini in fondo alla tavola con la donna, naturalmente con un menu diverso. Questo rito è continuato anche durante l'inverno di guerra, quello più duro, salvo qualche eccezione. Mi son sempre chiesto dove riuscisse a trovare le uova e chi gliele procurasse, mio padre deve aver fatto dei miracoli per riuscirci.

Il nonno trovava sempre il tempo per insegnarmi un mucchio di cose e non solo legate alla campagna ed agli animali, ma addirittura alla musica, alla poesia, all'arte in generale. A 4 anni sapevo a memoria le principali arie della Boheme di Puccini, alcuni pezzi della Divina Commedia e varie poesie, fra queste, legata all'uovo, non poteva mancare Valentino di Giovanni Pascoli. E quel "Un cocco, ecco, ecco un cocco per te sembrava indirizzato a me e costringevo il nonno, pur sapendola a memoria, a declamarla, a ripeterla: Ancora nonno, ancora!! Poi c'erano gli indovinelli, i giochi di parole sempre legati al pollaio ed infine il dilemma da risolvere su chi era nato prima, l'uovo o la gallina. E su questo problema ritornerà più avanti in questo stesso sito. Ma gli anni passano in fretta, il bambino che giocava sulle ginocchia del nonno ha fatto presto ha diventare un uomo, maturato dalla perdita della mamma prima e del nonno dopo poco e del padre non molto tempo più avanti. Così il desiderio di essere indipendenti, anche economicamente, diventa un imperativo; a 22 anni la laurea, il servizio militare subito dopo e quindi la professione. La passione per gli avicoli non è più soltanto un sentimento, ma parte integrante del lavoro, dalla Città del Pollo di Aprilia, al Pollo del Valdarno alle altre realtà avicole nazionali; una serie di passaggi, di esperienze sul campo ed in laboratorio con un comune denominatore: i polli e naturalmente, l'uovo.

Questo stupendo prodotto della natura con il suo concentrato di energia vitale ha continuato ad affascinarmi per tutta la vita, professionale e non. Non mi è bastato studiarlo in lungo ed in largo, dentro e fuori il pollaio, eseguire ricerche scientifiche e non, collocarlo sull'altare o sul tegamino, cercarlo in tutte l'espressioni del pensiero e dell'arte, dalla filosofia alla religione, dalla poesia e prosa alla pittura e scultura, sacra e profana, persino nel cinema, ecc. No! non mi è bastato e non mi basta; voglio dargli qualche cosa in cambio di tanto che a dato a me.

Dedicargli un sito tutto per lui mi è sembrato il minimo che potessi fare perchè  lui ci parli ... e così è nato:


L'UOVO ENCICLOPEDICO